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Click day

Cos’è, come funziona e perché divide imprese e consulenti

Click Day: tra efficienza e disuguaglianza

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Il click day è uno strumento sempre più utilizzato per l’erogazione di fondi pubblici. Ma cosa comporta davvero per imprese e consulenti? In questo articolo analizziamo il suo funzionamento, i vantaggi e le zone d’ombra che ancora lo rendono controverso. 

Il click day spiegato in poche parole

Nel lessico della finanza agevolata, click day è sinonimo di competizione serrata. Uno sportello si apre all’orario prestabilito, e nel giro di pochi minuti — talvolta secondi — le risorse disponibili vengono interamente allocate. 

Per molte imprese, si tratta dell’unica finestra reale per accedere a contributi a fondo perduto o finanziamenti a tasso agevolato. Per i consulenti, è un banco di prova che richiede pianificazione rigorosa, sincronizzazione tra team e piena padronanza delle regole di partecipazione. 
Tecnicamente, il click day è una procedura basata sull’ordine cronologico di invio delle domande: non vi è alcuna valutazione qualitativa dei progetti, né una graduatoria basata su punteggi. Il fattore discriminante è esclusivamente la velocità. 

Una logica netta, che privilegia la prontezza esecutiva rispetto alla qualità progettuale, e che — proprio per questo — alimenta da anni un acceso dibattito. 

Dietro le quinte di un click day

Se osservato superficialmente, il click day appare come una semplice operazione informatica: si compila una domanda, si attende l’orario fissato, si effettua l’invio. Ma chi lo affronta sul campo sa bene che la posta in gioco è più alta, e che la preparazione richiede un vero e proprio lavoro di regia. 
Le piattaforme informatiche — che variano a seconda del soggetto erogatore: Invitalia, SIMEST, INAIL, enti regionali o ministeri — comunicano con anticipo la data e l’ora di apertura dello sportello. Da quel momento, ogni secondo è determinante. 

Le imprese devono arrivare con la documentazione già compilata e firmata digitalmente. I consulenti devono conoscere perfettamente l’interfaccia della piattaforma, essere pronti a gestire imprevisti e disporre di un piano alternativo per ogni fase. 

Le criticità tecniche sono frequenti: rallentamenti dei portali, errori di caricamento, incompatibilità di browser, e — non di rado — crash dei sistemi per eccessivo afflusso. Alcuni portali adottano meccanismi di coda virtuale, altri si basano su timestamp rigidi, accettando solo i primi invii. 
In entrambi i casi, si tratta di un processo che richiede non solo rapidità, ma anche robustezza organizzativa e competenza tecnica. 

Opportunità e fragilità

L’adozione del click day risponde all’esigenza — sempre più sentita nella pubblica amministrazione — di garantire tempi certi e gestione “oggettiva” di risorse limitate. 

Dal punto di vista procedurale, questa modalità ha il pregio di semplificare l’iter istruttorio, eliminando la fase di valutazione qualitativa e riducendo al minimo le ambiguità interpretative. In linea teorica, tutte le imprese sono messe sullo stesso piano, con regole chiare e tempi vincolanti. 

Tuttavia, nella pratica, questa apparente equità rischia di trasformarsi in una barriera selettiva. Chi non ha dimestichezza con gli strumenti digitali, chi si affida a consulenze non specializzate o chi non dispone di una connessione sufficientemente stabile parte svantaggiato, a prescindere dalla qualità dell’idea progettuale. 

Il rischio più concreto è che si produca una selezione basata su fattori tecnici e organizzativi anziché sul merito. Ed è proprio in questa asimmetria — tra la semplicità della procedura e la complessità delle condizioni reali — che si annidano le fragilità del sistema. 

Un sistema che fa discutere: le critiche più ricorrenti

Se da un lato il click day è apprezzato per la sua immediatezza e per la chiarezza del processo, dall’altro è oggetto di critiche da parte di numerosi attori del sistema produttivo. 

Una delle obiezioni più frequenti riguarda l’iniquità sostanziale che si genera: la capacità di inviare una domanda nei primissimi secondi non è correlata al valore intrinseco del progetto, ma alla velocità di reazione e alla disponibilità di risorse (tecniche e umane) dedicate. 

Inoltre, il sistema tende a favorire imprese già strutturate o affiancate da consulenti esperti, lasciando indietro startup, microimprese o realtà meno abituate a operare in contesti digitali ad alta pressione. 
Non mancano nemmeno i casi in cui problemi tecnici dei portali — talvolta mal progettati o sottodimensionati rispetto alla domanda — hanno generato contenziosi, richieste di proroga o addirittura l’annullamento delle procedure. 

Infine, vi è un tema culturale: affidare l’accesso a risorse pubbliche a una logica “da click” può indebolire la visione strategica di lungo periodo, trasformando la finanza agevolata in una caccia al bando più che in uno strumento per accompagnare l’innovazione. 

Per questi motivi, molte voci — sia dal mondo delle imprese sia da quello della consulenza — auspicano una revisione del modello, magari in direzione di strumenti misti, che coniughino rapidità ed elementi qualitativi. 

Antonio Manca

Tecnico di Finanza Agevolata Apply